Il Contesto
Oramai non
vi sono più dubbi: Le donne lo hanno visto, i discepoli hanno mangiato con lui,
Tommaso lo ha toccato… Si! Il Signore Gesù è vivo!
La liturgia
da questa domenica in poi non si preoccupa più di provare la verità del Risorto
o di narrarne le apparizioni, ma le
pagine del Vangelo domenicale ci presenteranno, fino all’Ascensione, delle
immagini (il buon pastore, la vite vera, …) che hanno il compito di raccontare
il grande mistero del Risorto e della sua Chiesa.
L’evento
Gesù si
presenta, nel brano precedente, come porta
dell’ovile e poi, nel brano che ascolteremo oggi, come buon pastore, come colui che si prende cura e offre la propria vita
per le proprie pecorelle. Il nostro ricordo si volge spontaneamente alla
parabola della pecorella smarrita, ove Gesù è presentato come quel pastore
premuroso verso ognuna delle sue pecore, che è disposto a rincorrerle ovunque!
Però oggi il vangelo ci presenta un’immagine ancora più forte, Gesù non è soltanto
un pastore premuroso, ma è il buon
pastore! Dobbiamo sapere che per buono
non si intende solo onesto e retto ma molto di più, infatti questa parola traduce il
greco kalòs, che significa: vero, bello, giusto, buono… Gesù è presentato come il pastore esemplare,
colui che è disposto a deporre la
propria vita, la cosa più preziosa, per salvare il suo gregge, tutto il suo
gregge (vicini e lontani).
L’opera d’arte
M.I. Rupnik, Discesa agli inferi |
Il brano
del Vangelo di oggi, ci parla di due figure: il buon pastore e il mercenario.
Queste figure così lontane tra di loro mi hanno portato a scegliere, per commentare
questo brano, due immagini, due mosaici di M.I. Rupnik che raffigurano entrambi
la Discesa agli
inferi.
In una
prima immagine, veramente eloquente, Gesù è raffigurato come il pastore che
scende nelle tenebre della morte, per andare a recuperare il primo uomo. Il
Risorto depone la sua vita e si
carica sulle spalle la prima pecorella smarrita, colui che ha tristemente
inaugurato il guinzaglio del peccato, Adamo e a lui ridà la bellezza perduta, come è suggerito dal
mosaico attraverso la presentazione in simmetria dei volti di Cristo e Adamo.
Il primo uomo del peccato e il primo uomo della grazia si guardano e si scorgono
somiglianti: uno è il pastore che
aveva portato l’umanità fuori dall’Eden l’altro è il Pastore che la riconduce
in Paradiso, uno è la pecorella smarrita l’altro è l’Agnello che ha redento
tutto il gregge.
Però, come
vi dicevo prima, il brano evangelico di oggi oltre al lato misericordioso e
premuroso, mette in risalto anche un’altra caratteristica del Cristo-Pastore,
ossia il suo essere vero Pastore e non mercenario! Il mercenario, infatti, non è legato
affettivamente alle pecore che custodisce, e se i conti non tornavano in alcuni
casi era anche autorizzato ad abbandonare il gregge (per esempio al sopraggiungere
di un animale pericoloso), d’altronde chi sarebbe stato disposto a lottare
per un gregge non suo?
M.I. Rupnik, Discesa agli inferi |
Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello, l’autore
della vita era morto ma ora è vivo e trionfa! E la
seconda immagine narra appunto di questa battaglia, Cristo ha lottato contro la
morte e contro l’inferno e, come fa vedere benissimo questo mosaico, li ha lasciati
a bocca aperta!
Vedendo
l’immagine contempliamo la vittoria di Gesù, Egli con la sua croce tiene aperta
la bocca degli inferi, e ci libera dalla morsa della morte. Eravamo già come
prede tra le fauci delle tenebre ma Cristo ci ha liberati e ci ha chiamati con
sé!
Spiegare
tutta la ricchezza di questa pagina evangelica è molto complesso, lascio dunque
ai colori, alle tessere e alle linee di M.I. Rupnik, le parole rischiano di
suonare mute al nostro intelletto, lasciamo invece che si lasci conquistare
dall’eloquenza delle immagini che tratteggiano il mistero della Pasqua di
Cristo e anche della nostra.