Il Contesto
Il tempo
pasquale, che stiamo vivendo, ha sostituito quello quaresimale. La gioia della
Pasqua ha rimpiazzato la penitenza della Quaresima. Il silenzio ha lasciato spazio
al canto dell’Alleluia!
Nel Vangelo
di questa III Domenica di Pasqua (chiamata così perché la celebrazione di quest’ultima
dura 50 giorni e dunque tutte le domeniche di questo tempo sono dette di
Pasqua) l’ambientazione e i personaggi sono gli stessi del vangelo che è stato
letto la sera della Domenica di Pasqua,
notiamo una continuità anzi un’identità tra la Domenica e le domeniche
di Pasqua, siamo nell’eterno presente dell’esperienza del Risorto…
L’evento
…Sono
trascorsi tre giorni dalla morte di Gesù, i discepoli da Emmaus ritornano di
corsa dagli apostoli riuniti nel Cenacolo, corrono per comunicare una notizia
sensazionale: Gesù è vivo! Noi lo abbiamo
incontrato! E nel momento stesso in cui essi testimoniano l’incontro con il
Signore agli Apostoli, il Risorto è presente in mezzo a loro.
Sarebbe
come dire che nel momento in cui professiamo al nostra fede nella e con la Chiesa
godiamo della presenza piena e viva di Cristo risorto, ma fuori da queste condizioni
può esistere solamente un’esperienza fugace e momentanea, Gesù scompare alla
vista dei discepoli dopo aver spezzato il pane.
Dentro al
Cenacolo, invece, Egli si mostra in carne e ossa, come manifestazione finalmente
completa, dell’amore di Dio che si è incarnato, ha patito ed è risorto per
noi! Di questo siamo testimoni.
L’opera d’arte
Per questa
domenica ho pensato di proporvi un’icona-sintesi dei brani ascoltati fino ad
oggi, un’immagine in cui convergono contemporaneamente le apparizioni del Risorto
(dunque la concretezza della Resurrezione) e l’esperienza che ne fa al Chiesa.
Il dipinto che ho scelto è l’Incredulità
di San Tommaso di Michelangelo Merisi
detto Caravaggio.
Proprio
come oggi il Risorto appare ai suoi discepoli nel cenacolo il giorno dopo il
Sabato. Nonostante le porte chiuse Egli riesce ad entrare, la tentazione
sarebbe quella di dire che è un fantasma, un puro spirito, ma non è così!
Uno spirito
non ha carne ed ossa, Lui invece si!
Uno spirito
non può mangiare, Lui si!
Uno spirito
non può avere delle piaghe, Lui c’è l’ha!
Uno spirito
solitamente porta con se l’angoscia del passato, del ricordo…
uno spirito
ritorna sempre per tormentare la nostra memoria, ma Cristo no!
Egli porta
con sé non le catene del rimorso ma il dono della Pace!
La
risurrezione ha trasfigurato il corpo del Signore, essa restaura i corpi (del Signore
e anche i nostri) e li riporta alla loro condizione originale, li restituisce
allo stato per cui erano stati plasmati dal Creatore.
Caravaggio, Incredulità di San Tommaso, Bildergalerie |
La verità del Risorto è tangibile e concreta; Tommaso, in questa splendida tela
del Caravaggio, in maniera impressionante ha l’ardire di entrare in contatto
con questa verità, egli è il prototipo di ogni incredulo che vuole toccare il Signore per credere. A questo
episodio guardiamo spesso con occhi di sufficienza, di commiserazione o peggio
ancora di disprezzo, ma i nostri non sono gli stessi occhi con cui Gesù guarda
Tommaso (e in lui tutti gli scettici della storia), Egli ha uno sguardo di
misericordia. Gesù non ha
paura di porgere le sue mani e il suo costato alle dita dell’incertezza, Dio non teme di essere sbirciato e sfiorato
dalle sue creature anzi, se guardiamo bene la tela, è Lui stesso che guida la
mano di Tommaso dentro il suo costato, dicendogli…
…per te che mi cerchi
sappi che questa è al porta!
Il mio fianco squarciato
è la fenditura che ti lascia penetrare
nella natura più profonda di Dio
e nel perché più grande dell’uomo.
Fare esperienza
del Risorto. Conoscete desiderio più grande per i cristiani di ogni tempo? Chi
non ha mai desiderato di fondare la propria fede sull’esperienza diretta di
Gesù risorto? E allora sia!
Anche tu…
…come
i discepoli di Emmaus,
come gli Apostoli,
come Tommaso
puoi
incontrare il Risorto…
…nel
pane spezzato,
nella vita comune con
i fratelli,
nelle cicatrici del
Crocifisso
ossia…
…nella
celebrazione Eucaristica,
nella vita della
Chiesa
e nelle “piaghe” di
ogni uomo.
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