Veni, creátor Spíritus,
mentes tuórum vísita, imple supérna grátia, quæ tu creásti péctora. Qui díceris Paráclitus, altíssimi donum Dei, fons vivus, ignis, cáritas, et spiritális únctio. Tu septifórmis múnere, dígitus patérnæ déxteræ, tu rite promíssum Patris, sermóne ditans gúttura. Accénde lumen sénsibus, infúnde amórem córdibus, infírma nostri córporis virtúte firmans pérpeti. Hostem repéllas lóngius pacémque dones prótinus; ductóre sic te prǽvio vitémus omne nóxium. Per Te sciámus da Patrem noscámus atque Fílium, teque utriúsque Spíritum credámus omni témpore. Amen. |
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima. Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male. Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen |
...Veni Creator Spiritus, un
inno liturgico dedicato allo Spirito
Santo. La sua origine è attribuita a Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza, del
IX secolo. Come molti inni liturgici anche il Veni Creator Spiritus veniva
cantato nelle sinassi liturgiche; la versione più conosciuta è quella
gregoriana. Viene regolarmente cantato nell'ufficio delle Lodi e dei Vespri
della festa di Pentecoste ma può essere
cantato in particolari avvenimenti solenni per
invocare lo Spirito Santo, quali in
occasione del conferimento del sacramento della confermazione, durante
l'elezione del nuovo Pontefice, per la consacrazione dei vescovi e ovviamente
per invocare lo Spirito Santo prima di una lectio divina.
L'inno
pneumatologico, come dice lo stesso testo, apre la mente e riempie il cuore di
gioia; mente e cuore dominati oggi dal materialismo della post-modernità,
plagiati e confusi da un informazione mediatica sganciata dall'etica
professionale e da modelli di riferimenti alquanto discutibili... Il Signore
Dio parla al nostro cuore e illumina la nostra mente attraverso il dono
ineffabile dello Spirito Santo. Le immagini che accompagano questo dono “del Dio
altissimo” sono l'acqua viva, il fuoco, l'amore, il balsamo dell'anima.
L'acqua è una realtà che penetra, feconda, purifica. In molti passi del Vangelo Gesù parla di un’acqua viva che zampilla e disseta in eterno: è lo Spirito Santo che rende vivi e chiarifica tutto quanto è torbido. Lo Spirito Santo scorre in noi come una sorgente che non si dissecca mai, come una fonte inesauribile di vita.
Il fuoco brucia, purifica, trasforma. Lo Spirito Santo illumina le menti, illumina il nostro cammino, la realtà che ci circonda e ci fa vedere la bellezza delle cose, della creazione. Lo Spirito brucia, arde dentro di noi e bruciando, spazza via tutto ciò che è secco e ci purifica; questo dolce ardore ci riscalda e alimenta la fiamma dell'amore. É la relazione di Amore per eccellenza tra il Padre e il Figlio, un fuoco di amore che li unisce in un dialogo incessante, un fuoco di amore del quale siamo partecipi per mezzo di Gesù Cristo, Dio fatto uomo.
Lo Spirito Santo è il Consolatore, il Paraclito, Colui che abita nel nostro cuore, è al nostro fianco, ci accompagna, «combatte» per noi, prende le nostre difese e ci consola.
É il balsamo dell'anima, un balsamo profumato che dona vigore all'anima e la conserva nel suo candore.
L'inno continua e definisce lo Spirito Santo, settiforme per la moltepicità e la ricchezza dei doni che da esso scaturiscono: nella preghiera epicletica del sacramento della Confermazione viene chiesto per i cresimandi il dono settiforme dello Spirito, secondo l'elenco riportato nel libro del profeta Isaia (11,2): "spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, e spirito del tuo santo timore”.
Lo Spirito invocato è il dito della destra di Dio, il dito che ha creato l'universo, che compie prodigi; è quel dono promesso da Dio nella storia della salvezza. L'inno continua con le suppliche e le invocazioni ma termina proprio con la “richiesta” più importante: quella di poter contemplare la presenza di Dio, Uno e Trino nella nostra vita; lo Spirito Santo ci permette di riconoscere il Padre e scoprire il Figlio, ci permette di intravedere il Mistero Trinitario. Attraverso lo Spirito Santo, veniamo raggiunti dalla Grazia divina, quella condiscendenza d'amore che prende le mosse dall' inabitazione della Trinità e raggiunge l'uomo.
L'acqua è una realtà che penetra, feconda, purifica. In molti passi del Vangelo Gesù parla di un’acqua viva che zampilla e disseta in eterno: è lo Spirito Santo che rende vivi e chiarifica tutto quanto è torbido. Lo Spirito Santo scorre in noi come una sorgente che non si dissecca mai, come una fonte inesauribile di vita.
Il fuoco brucia, purifica, trasforma. Lo Spirito Santo illumina le menti, illumina il nostro cammino, la realtà che ci circonda e ci fa vedere la bellezza delle cose, della creazione. Lo Spirito brucia, arde dentro di noi e bruciando, spazza via tutto ciò che è secco e ci purifica; questo dolce ardore ci riscalda e alimenta la fiamma dell'amore. É la relazione di Amore per eccellenza tra il Padre e il Figlio, un fuoco di amore che li unisce in un dialogo incessante, un fuoco di amore del quale siamo partecipi per mezzo di Gesù Cristo, Dio fatto uomo.
Lo Spirito Santo è il Consolatore, il Paraclito, Colui che abita nel nostro cuore, è al nostro fianco, ci accompagna, «combatte» per noi, prende le nostre difese e ci consola.
É il balsamo dell'anima, un balsamo profumato che dona vigore all'anima e la conserva nel suo candore.
L'inno continua e definisce lo Spirito Santo, settiforme per la moltepicità e la ricchezza dei doni che da esso scaturiscono: nella preghiera epicletica del sacramento della Confermazione viene chiesto per i cresimandi il dono settiforme dello Spirito, secondo l'elenco riportato nel libro del profeta Isaia (11,2): "spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, e spirito del tuo santo timore”.
Lo Spirito invocato è il dito della destra di Dio, il dito che ha creato l'universo, che compie prodigi; è quel dono promesso da Dio nella storia della salvezza. L'inno continua con le suppliche e le invocazioni ma termina proprio con la “richiesta” più importante: quella di poter contemplare la presenza di Dio, Uno e Trino nella nostra vita; lo Spirito Santo ci permette di riconoscere il Padre e scoprire il Figlio, ci permette di intravedere il Mistero Trinitario. Attraverso lo Spirito Santo, veniamo raggiunti dalla Grazia divina, quella condiscendenza d'amore che prende le mosse dall' inabitazione della Trinità e raggiunge l'uomo.
Dal punto di
vista prettamente musicale occorre fare riferimento proprio al canto
gregoriano, alla sua storia e alle sue caratteristiche liturgico-musicali. Il
canto gregoriano è un genere musicale vocale, monodico e liturgico, elaborato
in Occidente intorno al VII secolo e cantato ancora oggi. É riconosciuto dalla
Chiesa cattolica come “canto proprio della liturgia romana”. Analizzando
brevemente la partitura del “Veni Creator” è possibile cogliere il sistema
melodico proprio del gregoriano: Si tratta appunto di un canto vocale e
monodico (a una sola voce): in assenza di accompagnamento strumentale la
purezza della melodia monodica guida lo spirito al silenzio e alla
contemplazione del mistero divino. La musica gregoriana è una musica modale scritta in
scale di suoni molto particolari che servono per suscitare una varietà di
sentimenti, come raccoglimento, allegria, tristezza, serenità; è basata su scale dette appunto "modali" che
rendono il canto più arcaico e solenne. E anche diatonica, in quanto basata su
una scala musicale formata da sette, delle dodici note che compongono l'intera
scala cromatica. La melodia dell'inno è semplice e sillabica o nel caso di
molti inni è melismatica (quando ad una sillaba corrispondono vari suoni). Ma
non bisogna assolutamente pensare che il canto gregoriano non sia ritmico; al
contrario, esso possiede una ritmica che a differenza di quella moderna non è
cadenzata ma segue e rispetta l'andamento del testo o si lascia trasportare
dall'enfasi prodotta dalla melodia stessa. Nel Veni Creator gregoriano troviamo
la presenza di numerosi vocalizzi che non dobbiamo però confondere con
l'atteggiamento virtuosistico che appartiene all'età romantica. I vocalizzi
gregoriani fanno si che i versi del canto siano partecipati, slanciati
all'inizio e riposati al respiro; le parole che vengono cantate devono
penetrare nell'animo, devono risuonare nel cuore e nella mente. C'è tutta una
modalità particolare per cantare il gregoriano: le vocali chiuse, le note
sostenute nelle chiusure. Ma ciò che più conta è proprio l'atteggiamento del
cantore durante l'esecuzione: un atteggiamento interiore, spirituale, ma anche
uno esteriore; il linguaggio corporale riflette l'atteggiamento interiore.
L'omogeneità del suono è fondamentale: il cantare all'unisono, un ascoltarsi
costante di sè con gli altri, un modo di cantare concentrato ma soprattutto
moderato. Il Veni Creator, cantato nel rispetto della tradizione gregoriana e
dei metodi di canto sopracitati, diventa davvero preghiera; lo Spirito Santo
viene invocato dalla Chiesa che canta all'unisono e manifesta la sua realtà di
comunione; lo Spirito che ci fa “UNO” raggiunge l'uomo che lo invoca e il canto
diventa apertura e accoglienza del dono della Grazia.
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