venerdì 16 marzo 2012

Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3, 14-21)

         Il Contesto
Questa domenica ritroviamo Gesù dove lo abbiamo lasciato: a Gerusalemme per celebrare la sua prima Pasqua con i discepoli. Dopo gli eventi del Tempio (domenica scorsa) sicuramente Gesù doveva essere diventato un personaggio molto famoso nella Città santa, il suo gesto profetico avrà sicuramente diviso il tessuto sociale della città suscitando consensi e rifiuti: il consenso di coloro che attendevano il Regno di Dio e il rifiuto dei commercianti e dei cambiavalute, il consenso (sicuramente equivoco) di coloro che auspicavano la rivolta armata contro Roma e il rifiuto della classe dirigente della città. Soprattutto a questi ultimi, preoccupati di mantenere l’ordine durante l’evento pasquale, và la nostra attenzione, non è difficile immaginarli in consiglio a discutere su chi è Gesù? Tra di loro troviamo anche Nicodemo…


                                                              L’evento
L’evento di oggi è un incontro. Nicodemo era un capo dei Giudei, ma il suo interesse per Gesù è diverso da quello dei suoi colleghi, lui non va da Gesù per cercare di coglierlo in fallo davanti al popolo ma lo incontra nel buio della notte, in gran segreto. Il suo dialogo/incontro con Gesù si riduce a poche battute su un tema di difficile comprensione: la rinascita dell’uomo. Successivamente Nicodemo sembra scomparire nel buio da dove era venuto, Giovanni non parlerà più di lui se non alla fine del suo vangelo durante la deposizione di Gesù.
Perché questa figura è così enigmatica, misteriosa? Forse Nicodemo impersona tutti coloro che cercano il Dio vero, che non si accontentano di ciò che sentono dire su Dio ma vogliono incontrarlo di persona, anche se di nascosto, nei momenti più bui… strano cercare la Luce di Notte! Però forse è anche vero che il sole ferisce gli occhi a coloro che sono abituati a stare nel buio, e proprio per questi che la Luce, per prima,  è venuta nel mondo.


         L’opera d’arte
Michelangelo, Pietà, Museo del Duomo di Firenze
Ci accompagnerà oggi nella nostra lectio divina/artistica un grande del Rinascimento, un gigante insuperabile dell’arte: Michelangelo Buonarroti, Pittore, Architetto, Disegnatore, Poeta ma soprattutto Scultore, come egli stesso amava definirsi. L’opera che prenderemo in considerazione è: la Pietà progettata per la propria tomba, poi denominata Bandini, che si trova al Museo del Duomo di Firenze. Di Michelangelo conosciamo diverse Pietà, la più celebre è sicuramente quella romana, collocata nella prima cappella a destra nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, la più drammatica è quella Rondanini, ubicata nel Museo del Castello Sforzesco a  Milano e tra le meno conosciute collochiamo la Pietà Bandini (che prendiamo in analisi oggi) e la Pietà di Palestrina.
Il tema della Pietà riguarda essenzialmente la contemplazione di Maria, a volte circondata da altri personaggi, che accoglie nel suo grembo il figlio dopo la croci- fissione.
L’osservatore assiste ad una scena che gli impone grande silenzio e rispetto, per non turbare la dram- matica contemplazio- ne di una madre che culla il proprio figlio per l’ultima volta.
La scultura è composta da quattro personaggi: Nicodemo, Gesù, Maria e la Maddalena (o forse un Angelo). Nicodemo affida il corpo del Crocifisso alle braccia di Maria ma allo stesso tempo lo sostiene con tanta forza che quasi non lo vuole abbandonare, perché? Nel volto di Nicodemo non è difficile riconoscere l’autoritratto dello stesso Michelangelo, dunque possiamo ipotizzare che nello scolpire questa opera egli intendesse consegnare qualcosa ai suoi posteri (una sorta di testamento, dopotutto era il suo monumento sepolcrale), una vera e propria lezione di vita, più che di scultura: come il compito dell’artista è trovare la figura che si cela nel blocco di marmo e liberala, il dovere del cristiano è trovare Cristo nella propria vita e mostrarlo! Per questo Michelangelo presta i suoi tratti a Nicodemo, perché anch’egli ha cercato di comprendere Gesù, e in questo gesto di consegna e ostensione che Nicodemo compie l’artista consegna e mostra di aver trovato Cristo. Ma procedendo ancora nella lettura di questa magnifica opera troviamo la figura di Nicodemo caricata di un simbolismo ancora maggiore: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”, il Nicodemo-Michelangelo diventa immagine del Padre che consegna il proprio figlio all’umanità (la Vergine Maria). Questa non è una novità nel pensiero michelangiolesco, troviamo infatti la stessa simbologia nel Tondo Doni (Giuseppe/Padre consegna Gesù/Figlio a Maria/Umanità). Il Padre consegna all’umanità intera il suo unico Figlio, al tempo stesso Cristo è presentato come colui che è consegnato, che trova la sua pienezza nell’essere donato per… Egli esce dal grembo del Padre per entrare in quello di Maria (Incarnazione) e ancora abbandona il grembo materno per cadere, come il seme, nel grembo della terra (Morte e sepoltura), non c’è aspetto o sfumatura della vita dell’uomo che Gesù non abbia vissuto, tranne il peccato! Eppure in croce Egli è trattato come peccato per noi. Ecco il grande dono di Dio per l’umanità, ecco il grande “testamento” d’Amore: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito!


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