Il Contesto
La liturgia
di questa III domenica di Quaresima, ritrova nella Legge il suo filo conduttore:
la I lettura
presenta il decalogo, conosciuto anche come i dieci comandamenti (la legge
affidata da Dio a Mosè); il salmo 18 canta: la
legge del Signore è perfetta; nella II lettura Paolo ci propone il
fondamento della predicazione cristiana
(la novità della legge portata da
Cristo) ossia il Crocifisso e il Vangelo presenta Gesù che caccia i mercanti
(rovesciando la Legge )
e propone se stesso come nuovo Tempio.
L’evento
Gesù,
secondo l’autore del quarto vangelo, si dirige al Tempio tre volte durante il
suo ministero pubblico, il brano odierno ci racconta la prima di queste tre
volte. Egli entrando nel Tempio lo trova saturo di venditori di animali,
commercianti e cambia valute, la loro presenza nell’atrio dell’edificio sacro
era giustificata dalla prassi di offrire animali in sacrificio (che dunque andavano
acquistati) e dalla necessità, in caso si offrissero dei soldi, di eliminare le
monete non pure (con l’effige dell’Imperatore) che non potevano essere inserite
nel tesoro del Tempio.
Gesù si
trova di fronte al chiasso, alla confusione e forse anche di fronte alle truffe
degli astuti mercanti e sembra perdere il controllo, si arma e caccia via tutti
volendo ristabilire in apparenza l’ordine originale del luogo sacro, ma
non è così! Nella seconda parte del brano evangelico leggiamo la reale intenzione
di Gesù, ossia la fondazione di un culto nuovo, di un modo nuovo di servire il
Padre e, per un culto nuovo, occorre un Tempio nuovo: Egli parlava del Tempio del suo corpo.
L’opera d’arte
Ho scelto
un’opera d’arte un po’ singolare per commentare il Vangelo di oggi, si tratta
di un particolare della Lavanda dei
piedi del pittore veneziano Jacopo Robusti detto Tintoretto.
Un’analogia
interessante del dipinto con il brano odierno, sta nel fatto che entrambe le
scene si svolgono nel contesto pasquale, ma se nel brano Gesù vive la sua prima
pasqua con gli apostoli, nel dipinto Egli sta per vivere la sua ultima Pasqua, la Sua Pasqua.
Tintoretto, Lavanda dei piedi (part.), Museo del Prado |
Nel brano Gesù
rovescia i banchi dei venditori
insieme al modo di intendere il culto.
Nel dipinto
Egli ci spiega che il servizio cultuale, per non essere vuoto ed ipocrita, si
deve fondare sull’Amore nel servizio, sull’Amare servendo.
Nel Tempio
Gesù grida e denuncia la falsità dei riti che si riducono a offerte a Dio di
terzi (animali o soldi), senza un coinvolgimento personale, senza la disponibilità
a cambiare vita.
Nel Cenacolo
invece Egli mostra che il vero culto che Dio gradisce e chiede (direi anche
pretende) è quello dell’amore fino alla
fine.
Lavando,
per Amore, i piedi ai suoi discepoli Gesù pone le salde fondamenta (servizio e
amore) per il Tempio nuovo, per il Tempio che ri-sorgerà dopo tre giorni, il Tempio del suo corpo che è la Chiesa.
Gesù mette
sotto sopra tutto quello che noi consideriamo normalità, ci sentiamo a disagio immaginando un Gesù arrabbiato che
urla, però, allo stesso tempo ci causa imbarazzo vederlo inginocchiato a terra
mentre ci lava i piedi, cosa fare? Forse è il caso di cominciare ad esercitarci
affinché questo santo disagio nel vedere
un Dio a-normale nel cammino verso la
nostra Pasqua diventi meraviglia e fede nel Cristo crocifisso e risorto. Smettiamola
di cercare qui e lì (II lettura), Gesù ci ha mostrato definitivamente quale sia
la legge di Dio: l’Amore. Una legge fatta di precetti, norme, comandamenti (I
lettura) rischia di far perdere il cuore della Legge, per questo Gesù dà una
sola regola ai suoi, un imperativo assoluto: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati! Oppure, mettendo
sulla bocca di Gesù una frase tratta dal
film Preferisco il Paradiso: “Per
essere obbediti servono poche regole, io ne ho scelta una sola: la Carità ”.
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