venerdì 30 marzo 2012

Presentazione del percorso


         Solo per te si isolano i poeti
         e ammassano immagini ricche e fruscianti
         e vanno per il mondo maturando nel confronto
         e sono sempre tanto soli…
         E i pittori dipingono quadri
         solo perché ti sia ridata eterna
         la natura che creasti fugace:
         tutto si fa immortale. Vedi?
                  (R.M. Rilke, da Il libro d’ore, 1903)

Con questa poesia del grandissimo poeta austriaco, vogliamo inaugurare una serie di riflessioni per il momento centrale del mistero cristiano e vogliamo farlo utilizzando proprio questo canale molto particolare. La poesia, infatti, arte “povera” per eccellenza, ma ricca di quella spiritualità che si sprigiona dalle stesse parole, ha la capacità di cogliere significati alti e “altri” rispetto allo scorrere muto della quotidianità, anche perché, arte tra le arti, riesce ad esprimere tratti dell’anima umana che tanti discorsi razionali non riescono a cogliere o ad esaurire totalmente. E un poeta come Rilke ci fa subito presagire un’aria quaresimale, quando sin dai primi versi comunica la ricerca del poeta nella volontaria solitudine:
         solo per te si isolano i poeti
Ma per chi si isolano i poeti? Certamente per Dio, per quella verità che presagiscono fondare ogni pensiero, gesto, sentimento, scelta. Questo lo si ricava però dal contesto dell’intera opera poetica, che qui non possiamo analizzare. Ecco che scopriamo la solitudine essere in realtà densa di relazione, una relazione addirittura che dalla dimensione verticale, con Dio, trapassa a quella orizzontale:
         vanno per il mondo maturando nel confronto
Questo vuol dire allora che nella solitudine intensamente vissuta l’uomo in realtà ritrova un Altro con cui si relaziona, ma anche degli altri, attraverso i quali può maturare in un confronto non sempre pacifico, ma pur sempre costruttivo.
         E sono sempre tanto soli…
Eppure, nonostante questa impressione di comunione, ci si ritrova soli, sembra dirci il poeta, parlando dei suoi simili. Ma siano poi così diversi dai poeti, quando ci mettiamo in ricerca della verità o di un senso da dare alla vita? Non siamo tuttora di passaggio tra le strade deserte di questo mondo che pur illuminano di folla i nostri occhi ansimanti e le nostre mani in attesa?
Continua l’artista a scavare fino a scorgere un’azione tipica del suo fare, forse oggi un po’ insolita da concepire: eternare la natura, trasfigurare il mondo. Come può un semplice uomo arrivare a tanto, se non perché un Autore ancor più grande lo fa partecipe di Sé e del suo amore creativo? Possiamo trovare in ciò una grande gioia, saperci capaci di restituire al Creatore ciò che Egli stesso ha creato mortale e restituirglielo immortale. Ma giustamente, occorre avere uno sguardo particolarmente affinato ed il poeta lo esprime chiedendo:
         Vedi?
Ed allora, al termine di questo cammino quaresimale, non ci resta che accogliere questo invito, farlo nostro, per cercare di fissare lo sguardo su quelle realtà immutabili che reggono e portano al loro fine le cose che nell’universo nascono, mutano e muoiono continuamente.


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