venerdì 2 marzo 2012

La Trasfigurazione (Mc 9, 2-10)

Il Contesto

Nel tempo di Quaresima, che stiamo vivendo, la II domenica è da sempre consacrata all’evento della Trasfigurazione. Gesù dal deserto (I domenica) si sposta sulla montagna (II domenica), dal luogo del silenzio e dell’ascolto al luogo dell’incontro tangibile con Dio (questa è la simbologia della montagna, es. Mosè, Elia), Egli non è da solo ma prende con sé i suoi e li conduce…dove?  Verso l’altezza, verso la meta di ogni cammino ascetico (ascesi, ascendere = salire): la visione della vera Bellezza.

L’evento

Raffaello Sanzio, Trasfigurazione, Musei Vaticani
Innanzitutto, che cosa è la Trasfigurazione? Il termine indica, attraverso l’unione delle parole trans e figura, l’andare oltre l’immagine. In greco il significato è pressoché identico: metà-morfosis, infatti significa letteralmente cambiare forma. In sintesi la Trasfigurazione è l’evento attraverso cui Gesù viene rivelato nella Sua completa verità di Figlio prediletto del Padre. Perché, per rivelarsi nella sua pienezza, Dio ha bisogno di cambiare forma? Perché la Trasf. non avviene di fronte a tutti i discepoli ma soltanto davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni? Il richiamo più evidente è ad un altro evento del Vangelo: il Getsemani. I protagonisti sono gli stessi, eppure la scena è totalmente diversa; siamo scesi dal monte in un giardino, Gesù non è trasfigurato dalla gloria ma sfigurato dall’angoscia, i discepoli non bramano di rimanere in una tenda con Lui ma dormono avvolti nei loro mantelli, non splende la luce del Padre ma piomba il buio della morte. Forse è per questo che Gesù sceglie di rivelarsi solo ai tre discepoli, ad una tale vicinanza nel dolore doveva necessariamente corrispondere una vicinanza nella gioia. Gesù cambiò il suo aspetto non per rivelarsi come il migliore dei fratelli ma perché attraverso questo prologo (usando un termine letterario) i discepoli potessero leggere meglio il grande capitolo della Passione.
L’opera d’arte
Inauguriamo questo nostro blog con un dipinto, uno dei capolavori dell’arte tardo rinascimentale: la Trasfigurazione di Raffaello Sanzio da Urbino. Appare subito che la grande tela è divisa in due parti: una superiore e una inferiore; una celeste e una terrena. Nella parte superiore viene raffigurata la scena narrata dal brano evangelico, in quella inferiore si svolge il curioso episodio dei discepoli che cercano di scacciare un demone da un ragazzo (che nel dipinto si contorce tra le braccia di suo padre). Raffaello imposta la parte alta della tela in un modo sicuramente tradizionale (Cristo al centro tra Mosè ed Elia e gli apostoli caduti a terra per lo stupore), però egli tradisce un richiamo alla crocifissione, basti notare la postura di Gesù; questa non è una novità nella storia dell’arte, basti pensare alla Trasfigurazione del Beato Angelico. Gesù viene rivelato come il Figlio prediletto, prediletto non perché manifesta la gloria di Dio nella potenza della divinità ma perché rivela la potenza di Dio nella gloria della nuova umanità. La dimensione sacra dell’evento è suggerita dall’impostazione equilibrata e statica della composizione, totalmente diversa rispetto alla parte inferiore, pervasa dai diversi moti dell’anima (stupore, paura, rabbia, sconforto…). L’Urbinate, grazie alla sua tecnica inimitabile, presenta efficacemente lo splendore di cui parlano i Vangeli: egli conferisce alla luce, che emanata da Cristo illumina i volti di Mosè ed Elia, il compito di mostrare che la Legge (Mosè) e la Profezia (Elia) trovano la loro pienezza in Gesù Cristo.  Nella parte inferiore del dipinto, infine, come accennato sopra, la scena raffigura i discepoli che cercano di operare un esorcismo senza risultati. Perché i discepoli non riescono? In questo Raffaello ci aiuta dimostrandoci gli apostoli coinvolti in tanti atteggiamenti tranne quello giusto: la preghiera! Così il pennello dell’artista riesce a tradurre in immagine il rimprovero che Gesù, scendendo dal monte rivolgerà ai suoi: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo se non con la preghiera”.

Diventa necessità, dopo aver contemplato la bellezza trasfigurata dell’Uomo vero, scacciare la bruttezza che sfigura la vita degli uomini.

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